Cgil, Cisl e Uil Funzione Pubblica lanciano l’allarme. In una lettera indirizzata ai vertici provinciali Asl, la funzione pubblica dei sindacati, con con i rispettivi segretari Cosimo Sardelli, Giuseppe Lacorte e Giovanni Maldarizzi, sottolinea: «Taranto paga il prezzo più alto del disavanzo regionale Bilancio Regione Puglia 2022: disavanzo di oltre 400 milioni di euro anche a causa di una spesa farmaceutica sforata di 250 milioni di euro (+65%); del blocco generale delle assunzioni delle Asl già da marzo 2023; oltre 400 posti letto ospedalieri pubblici mai attivati e mai attivabili per le carenze in un organico sottodimensionato fin dalla nascita del Patto di Stabilità; impossibilità di attivare il Policlinico San Cataldo malgrado un investimento passato da 220 a 320 milioni di euro oltre ai 160.000 euro già corrisposti ad un Commissario straordinario di un’azienda ospedaliera inesistente».
«In Puglia i debiti li producono tutti ma Taranto paga il prezzo più alto. Di fronte a questo quadro disastroso dipinto alle nostre segreterie dal management dell’Asl Taranto di ritorno dalla Regione Puglia, lanciamo l’allarme per lo stato imminente di riduzione dei servizi sanitari incontro alla quale sta andando la cittadinanza. Noi siamo pronti a sostenere ogni tipo di iniziativa nei confronti della Regione per tutelare la città da queste ennesime deprivazioni. La privatizzazione del sistema sanitario pubblico è parte di un più ampio movimento che vede, soprattutto a Taranto, enti privati, estremamente concorrenziali, sostituirsi sempre di più all’amministrazione pubblica».
«A Taranto, più che altrove (visto che il 50% dei posti letto sono privati), si rischia che il profitto prenda il sopravvento sui bisogni degli ammalati. Secondo fonti certe, nonostante le tante réclame regionali sulle buone intenzioni, da Bari non intenderebbero autorizzare le progressioni di carriera al personale; peggio, non intenderebbero neppure incrementare i Fondi contrattuali così come previsto dal recente Contratto nazionale del personale di Comparto. Insomma tagli, se ancora ce ne fosse il bisogno, che ingessano la contrattazione in sede aziendale. Tagli che, colpiranno i professionisti della salute, chiamati ancora una volta a tappare le falle di un’organizzazione sanitaria regionale fallimentare. Tagli che, colpiranno i cittadini i quali si vedranno ulteriormente ridurre l’accessibilità ai servizi, la qualità e la sicurezza delle cure. Ancora una volta il malgoverno viene fatto pagare ai lavoratori dipendenti ed in particolare a quelli pubblici della Sanità tarantina».