Sanità Privata, AIOP e ARIS non vogliono riconoscere il contratto ai dipendenti

Il prossimo 23 settembre si sciopera perché disattesi gli impegni assunti

Le promesse fatte non sono state mantenute da AIOP e ARIS!! Le trattative per il contratto unico per i lavoratori che operano nelle Residenze Sanitarie Assistenziali e Socio-assistenziali e per il rinnovo di quello della Sanità privata sono ferme, nonostante i contratti di lavoro siano ormai scaduti da tempo: 12 anni per gli operatori delle RSA e quasi 6 anni per quelli della Sanità privata, con il potere d’acquisto che nel frattempo è stato falcidiato dall’alto tasso di inflazione.

Il 23 settembre 2024, il personale a cui si applicano i CCNL AIOP RSA e ARIS RSA-Cdr nonché il CCNL AIOP/ARIS Sanità privata scenderà in sciopero per far valere il proprio diritto al rinnovo contrattuale. È quanto annunciano i Segretari regionali FP CGIL, CISL FP e UIL FPL di Puglia. Anche nella nostra regione, come avverrà nelle altre, in occasione dello sciopero nazionale organizzeremo una manifestazione a carattere regionale per rivendicare i loro diritti.

Per il personale delle RSA che applicano il CCNL AIOP RSA e ARIS RSA ci siamo più volte mobilitati, abbiamo scioperato e, tra ottobre e gennaio scorsi, sono stati sottoscritti anche due accordi ponte con l’obiettivo di stipulare entro giugno 2024 il CONTRATTO UNICO di settore, in modo da mettere fine a 12 anni di blocco della contrattazione e interrompere il conseguente dumping contrattuale che mortifica chi lavora e limita la crescita qualitativa di un settore che interviene su soggetti fragili che necessitano di tanta professionalità e assistenza. È indecoroso che dopo tanto lavoro, dopo 12 anni, non ci sia la giusta attenzione da parte dei datori di lavoro nei confronti del proprio personale.

Ad oggi – dichiarano Lonigro, Gemma e Bruno, rispettivamente segretari generali di FP CGIL, CISL FP e UIL FPL di Puglia – la trattativa non si è aperta a livello nazionale perché le associazioni datoriali AIOP e ARIS vincolano l’apertura alla garanzia di copertura delle risorse da parte del Ministero e delle Regioni. In pratica, se prima non si ha certezza sui soldi non si apre alcuna trattativa, utilizzando in questo modo i lavoratori come arma di ricatto per l’adeguamento delle tariffe. Un atteggiamento che non può essere assolutamente tollerato, perché i lavoratori hanno diritto al rinnovo contrattuale e questo non può essere preventivamente condizionato dall’ottenimento delle risorse da parte delle Istituzioni.

Anche per il personale della Sanità privata, la situazione è allarmante. Infatti, i lavoratori dopo aver atteso praticamente 14 anni per l’ultimo rinnovo avvenuto nel 2020, ma che ha riguardato il triennio 2016-2018, ad oggi sono ancora ai nastri di partenza. Fermi per una trattativa che non decolla e che penalizza pesantemente i lavoratori di questo comparto, rendendo poco appetibile continuare a lavorare nella sanità privata. Infatti, tanti sono gli operatori che in questi ultimi anni hanno abbandonato il posto di lavoro a tempo indeterminato nella sanità privata per accasarsi nella sanità pubblica anche se solo con un contrato di lavoro a tempo determinato.

Stiamo parlando di un comparto che a livello nazionale conta centinaia di migliaia di operatori che svolgono un servizio pubblico, seppur gestito da aziende private, garantendo il diritto alla salute, che è un diritto costituzionalmente tutelato. Per questo, le rivendicazioni di questi lavoratori vanno sostenute e pienamente riconosciute, perché la sanità privata che è un segmento importante del SSN, universalistico e pubblico, deve garantire gli stessi standard nell’assistenza sanitaria, altrimenti non ha ragione di esistere.
La mobilitazione, quindi, andrà avanti sino all’ottenimento del rinnovo contrattuale per la Sanità privata e del contratto unico di settore per le RSA, per cui nei prossimi giorni continueremo le azioni di protesta con presidi, volantinaggio e assemblee in preparazione dello sciopero nazionale del 23 settembre, perché l’indifferenza manifestata dalle associazioni datoriali nei confronti di questo personale merita una massiccia partecipazione alla giornata di sciopero, la dignità dei lavoratori non può essere svenduta per un rinnovo che porta in tasca un incremento di 50 euro.

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